Mostra collettiva d’arte da sabato 16 dicembre 2023 a sabato 6 gennaio 2024

Espongono:

Fiamma Antoni Ciotti
Mauro Baroncini
Mariangela Bartoloni
Francesco Beccastrini
Mariarita Casarosa
Maurizio Caselli
Massimo Castellani
Alessandro Cencetti
Elisabetta Cialli
Alessandro Ciappi
Antonella Ciardetti
Roberto Coccoloni
Alfredo Correani
Daniel Craighead
Roberto D’Angelo
Simonetta Fontani
Carla Fossi
Parizia Gabellini
Alessandro Goggioli
Giusi Gramigni
Valerio Mirannalti
Alba Gloria Nanni
Massimo Novelli
Susanna Pellegrini
Barbara Piovesan
Diana Polo
Pino Procopio
Rolando Scatarzi
Mariadonata Sirleo
Paola Stazzoni
Raffaele Tesi
Vittorio Vannini
Carlo Virelli

Alcuni momenti dell’inaugurazione della mostra con le letture di Matteo Rimi e con i canti del coro CantaLiberi

Un ringraziamento particolare per  questo testo critico alla Dott.ssa M. Donata Spadolini

La Guerra e la Pace

Questo il titolo della mostra attualmente in corso a Fiesole presso la sala del Basolato a cura dell’associazione “Artisti fiesolani” che ormai da diversi anni propone le opere dei suoi associati all’interno di questo importante spazio espositivo.
Sono presenti oltre trenta artisti, qualcuno con una sola opera, alcuni con due, una riferita alla pace e l’altra alla guerra, eseguite in diverse tecniche artistiche: dalla pittura a olio, al disegno, alla fotografia attraverso alcuni esempi interessanti di istallazioni, di sculture, ma anche testi poetici.
Non si può parlare di un reale percorso espositivo perché ciascun autore ha espresso il soggetto o i soggetti secondo il proprio sentire e la propria tecnica espressiva, ma la consonanza di alcuni soggetti, i colori e i toni di quelli relativi alla guerra, ben diversi da quelli riferiti alla pace, sono ben evidenti al visitatore.
Vicino alla porta d’ingresso una foto in cui i due temi della mostra sono posti a contatto: da una parte un cimitero di guerra in cui le file di croci sono messe a diretto confronto con i filari di una vigna rigogliosa. Lanterne luminose che salgono in aria in momenti di festa accanto a immagini di guerra resi ancor più significative dal bianco e nero delle fotografie; e ancora un cimitero di guerra dal quale poi si diparte la lunga parete in cui varie immagini di guerra, da quella resa con tinte violacee su cui emerge un volto giovanile di donna, quasi a indicare la speranza nel futuro, a un dipinto astratto in cui l’incombenza del rosso al centro rimanda a scene violente, e a una terza tavola montata su trafiletti di giornale con notizie di guerra in cui al centro si legge il dolore per la morte a cui fanno da sfondo le rovine di una città. Sulla stessa parete appare anche una bella immagine di pace, una tavola montata entro un bordo dorato con al centro un girotondo di bandiere dipinte con toni chiari, solari, ma la pace sembra durare poco perché al suo fianco è esposta una grande tela suddivisa in due grandi fasce, una chiara alla base e una rossa in alto interrotta al centro da una fascia di rosso scuro, resa con una stesura materica che sta a significare il sangue che fuoriesce da una città ferita.
Sulla colonna al centro della parete un’opera grafica, un’acquaforte e acquatinta raffigurante la maternità, quasi un inno alla vita in cui la figura maschile compare accovacciata in basso quasi irriconoscibile. A fianco ancora un’immagine di pace con un volo d’aquiloni su grandi colline verdi, ma non è una pace duratura perché alla sua destra ancora una grafica, un disegno a penna che ben sintetizza nei brevi segni scuri la rappresentazione di un cimitero di guerra. E ancor più significativa la grande tela su fondo marrone i cui spicca la figura di un uomo con un bimbo fra le braccia, immagine fortemente evocativa della sofferenza e morte di tanti innocenti. E sembrano proprio le mani di un innocente quelle che, rivolte verso l’alto, liberano una colomba in un cielo sereno di un azzurro limpido. L’opera al suo fianco è una tecnica mista con la silhouette di una fanciulla in movimento ritagliata in panno rosso con in mano una lanterna, una luce per portare pace nel mondo. Al suo fianco un grande planisfero con l’azzurro intenso degli oceani da cui emergono i continenti di un giallo solare, tutt’intorno figure che si muovono chiedendo la pace, una pace che nell’istallazione realizzata come una vetrina tridimensionale viene rappresentata nella parte in alto, mentre in basso una serie di parti e schegge metalliche appoggiate sul fondo sono inserite in uno scenario bellico di una città bombardata, interessante anche la componente luminosa che, dal retro illumina a luce intermittente alcuni buchi rotondi per dare l’impressione di un bombardamento.
Una nota diversa si ha in una “tavola” dipinta come fosse un fumetto, in ogni riquadro un evento bellico di risonanza internazionale a dimostrare come le guerre siano una costante per la società umana. Un altro dipinto astratto con grandi campiture gialle e verdi interrotte da profili neri di diverso spessore che sembrano voler smorzare i toni caldi e luminosi dell’insieme. E di nuovo il confronto fra un simbolo di pace e uno di guerra nel dipinto in cui due colombe si librano nel cielo azzurro viste da dietro una grata di fil di ferro. La tela al suo fianco propone ancora una volta figure emaciate prigioniere all’interno di un recinto di filo spinato. La parete è conclusa da una piccola scultura appesa al muro poco visibile, realizzata in gesso con due mani che si uniscono quasi volessero sostenere al loro interno il mondo, un mondo di pace.
La mostra prosegue sulla parete di fondo della sala su cui sono appese due tele molto significative: la prima in cui si legge chiaramente la paura negli occhi di una donna che cerca di proteggere un bambino, volti scuri in un fondo scuro che esplode in pennellate rosse a raggiera. Sulla destra un altro dipinto a olio con la sagoma bianca di un uomo con le ali, forse un angelo che osserva la distruzione, il deserto lasciato dalle guerre. E ancora due collage realizzati con tessuti e altro materiale, il primo con una superficie azzurra che mette in evidenza strappi e fratture e l’altro presenta, all’interno di un lungo rettangolo verticale, una sequenza di fiori con petali in tessuto che, sottolineati da due fasce di colore contrastanti, donano un aspetto molto decorativo all’insieme.
La breve composizione poetica che evoca le sofferenze e la mancanza di speranza che opprime i popoli si frappone fra i collage e a un altro grande disegno ad acquerello e pastello in cui una donna inginocchiata a terra, con abiti stracciati, trasmette allo spettatore il dolore e la disperazione dell’essere umano. Al suo fianco un soggetto di pace con il ritratto di Nelson Mandela su un fondo arcobaleno con una colomba fra le mani. La presenza della guerra è rappresentata nel dipinto a olio che nonostante il soggetto astratto, la evoca con i suoi toni scuri e la distorsione delle forme.
Un altro soggetto a cavallo fra l’astratto e il figurativo nella grande scultura lignea in cui l’ovale con un’apertura al centro è sormontato da una figura snella, quasi sfuggente, forse la stilizzazione di un uccello che sta per spiccare il volo. La colomba bianca col rametto d’olivo nel becco è il soggetto di un piccolo acquarello su fondo azzurro con tanti uccelli neri che la circondano. Ma la pace non si limita ai suoi aspetti esteriori, può esserci anche una “pace interiore” come quella rappresentata con significato fortemente allegorico, in una piccola incisione. Alla sua destra uno scarno disegno ma di grande capacità espressiva, in cui uno scheletro imbraccia un fucile, colto nell’attimo in cui prende la mira.
Le ultime opere propongono ancora una volta la dicotomia fra il bene e il male, come il piccolo dipinto “incatenato” dove l’attacco dei lupi non lascia scampo al piccolo agnello o la tavoletta di legno con la riproduzione dei Sette santi fiorentini a cui è affiancata ancora un’istallazione su legno in cui a fasce di colore diverso corrispondono elementi in metallo, quasi fossero canne d’organo che suonano una “Sinfonia pacifista”. Una delle opere più significative è indubbiamente la grande scultura in ferro arrugginito, la stilizzazione del personaggio mitologico della “Morte” sottolineato dalla falce e dalla lunga asta con la campanella sulla sommità. Un’altra installazione che colpisce l’attenzione del visitatore è il “libro d’artista” aperto ad organetto su un piano rosso: le sue pagine nere percorse da ampi rotoli di filo spinato sono interrotte da pagine di testo strappate che producono nello spettatore il senso di distruzione e sconvolgimento prodotto dalle guerre.
La pace però ritorna in un grande dipinto su tela dove una coppia di anziani sorride serena in un campo fiorito con uccelli nel cielo chiaro sullo sfondo, immagine questa che si contrappone ad un piccolo pastello su carta in cui l’atrocità della guerra è resa attraverso arti e scarpe di soldati morti. E la violenza della guerra si evince anche dalla grande mano aperta sulla quale scorre il sangue degli innocenti. Accanto al sangue, l’ultima opera è un piccolo dipinto in cui alcune figure danzano su un prato fiorito, una conclusione questa a cui tutti aspiriamo.
Una mostra che nell’insieme presenta tanti aspetti della guerra, della distruzione e del dolore delle popolazioni che la vivono e sicuramente la guerra è stata uno dei soggetti più rappresentati, ma le diverse immagini di pace permettono di superare l’angoscia lasciandoci la speranza di un mondo senza guerre.

M. Donata Spadolini, dicembre 2023

Video della socia Paola Stazioni